Per le piccole e medie imprese, i touchpoint, ovvero i punti di contatto con il cliente, rappresentano una risorsa cruciale.
Con la digitalizzazione e la concorrenza globale, le PMI non possono più affidarsi esclusivamente a una presenza fisica o a un sito web statico; è fondamentale che siano presenti e attive su molteplici canali per raggiungere e coinvolgere i clienti in modo efficace.
Un touchpoint può essere un qualsiasi punto di interazione tra il cliente e l’azienda: dal sito web alla newsletter, dal profilo social all’assistenza clienti, fino al punto vendita fisico. Più sono numerosi e ben gestiti, più aumentano le possibilità di creare una relazione solida con il cliente. In un mondo in cui le persone hanno accesso a un’enorme quantità di informazioni e possibilità di scelta, il rapporto con il cliente passa proprio attraverso la frequenza e la qualità di questi contatti.
Avere diversi touchpoint non solo aumenta la visibilità, ma contribuisce anche a costruire un’esperienza coerente e personalizzata, migliorando la customer experience complessiva. Ad esempio, un cliente che scopre l’azienda tramite una pubblicità su Facebook potrebbe poi consultare il sito web per informazioni, inviare una richiesta tramite WhatsApp per chiarimenti e, infine, acquistare tramite e-commerce o in negozio.
Se ogni punto di contatto risponde efficacemente, si costruisce un’esperienza positiva e senza interruzioni.
Investire nei touchpoint permette inoltre di raccogliere dati preziosi sul comportamento dei clienti: da quali canali usano di più a quali contenuti attirano maggiormente la loro attenzione.
In sintesi, per una PMI, disporre di numerosi touchpoint significa rafforzare il legame con i propri clienti, aumentare la fiducia nel brand e garantire una presenza più incisiva e capillare sul mercato. Noi di Skriba per esempio, cerchiamo di essere presenti a 360° gradi, dal totem pubblicitario alle newsletter, dal sito web fino ai social network.
Perché sentiamo sempre parlare di network?
Immaginate un mondo in cui ognuno di noi è un’isola. Niente ponti, niente strade, niente vie di comunicazione. Sarebbe un po’ triste, vero? Ecco, i network sono proprio quei ponti invisibili che collegano tutto e tutti. Sono l’infrastruttura nascosta che permette alle idee di viaggiare più veloci della luce, alle persone di connettersi anche da migliaia di chilometri di distanza e ai progetti di prendere vita in modi prima inimmaginabili.
Sentiamo parlare sempre di network perché sono dappertutto, ma non ce ne accorgiamo. Sono la rete Wi-Fi su cui scorrono i nostri messaggi, il cloud dove salviamo i nostri ricordi, l’intreccio di dati che dà vita ai social media, al lavoro da remoto, ai negozi online. Sono come il tessuto invisibile che sostiene ogni nostra interazione digitale.
In fondo, sentiamo sempre parlare di network perché, senza di loro, il mondo moderno non sarebbe moderno. E forse, un po’ nemmeno mondo.
Negli ultimi anni, molti brand hanno riutilizzato le edicole in chiave moderna, cercando di trasformarle in luoghi di comunità e “resistenza culturale”, specie nelle grandi città come Milano e Roma. La crisi dei giornali cartacei e il passaggio al digitale ha portato alla chiusura di migliaia di edicole in Italia, con solo 12.000 ancora dedicate esclusivamente alla vendita di giornali, rispetto alle 40.000 di quindici anni fa.
Per sopravvivere, molte edicole hanno diversificato l’offerta con servizi come il ritiro pacchi o l’attivazione dello SPID.
Le prime iniziative nelle edicole hanno puntato proprio su questo aspetto: metterle a servizio del quartiere trasformandole in un luogo di comunità e soprattutto dove poter fare comunità, impedendo che si trasformassero in luoghi abbandonati e degradati come pure è successo in molti casi.
Un danno non da poco se si considera che alcuni chioschi di giornali sono anche ottimi esempi di architettura primonovecentesca: a Parigi chi ha proposto di recuperare le edicole lo ha fatto, non a caso, anche spinto dal desiderio di salvare alcuni dei più chiari esempi di Art Nouveau rimasti in città.
Oggi uno dei progetti che meglio interpreta l’idea di salvare le edicole trasformandole in luoghi dove gli abitanti del quartiere possano fare comunità è quello di AEdicola Lambrate.
I brand hanno visto in questi spazi un’opportunità per iniziative culturali e di marketing: progetti come AEdicola Lambrate, che ha trasformato una vecchia edicola in uno spazio culturale, ne sono un esempio.
Brand di lusso, come Louis Vuitton e Prada, hanno restaurato edicole storiche o creato installazioni tematiche durante eventi come la Biennale o la Fashion Week, attirando pubblico e promuovendo i propri valori. Anche brand di cosmetica e food, come Campari, hanno sfruttato il fascino nostalgico delle edicole per attivazioni pop-up e promozioni.
Queste iniziative hanno successo poiché colgono di sorpresa il pubblico e generano curiosità e passaparola, diventando così potenti strumenti di branding a costi contenuti.
Vi siete mai imbattuti in installazioni del genere? Dove, secondo voi, avrebbero più successo?