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nr.109
14 Luglio 2022

4 minuti di tempo

TikToK e le Ads personalizzate

Il social network ha deciso di sospendere le inserzioni personalizzate

Il Garante della Privacy miete un’altra vittima illustre dopo Google Analytics, l’Autorità infatti è riuscita a far fare marcia indietro anche a TikTok, social network cinese famoso per essersi diffuso in particolare tra giovani e giovanissimi.

Ripercorriamo quanto successo.

Nelle scorse settimane TikTok aveva modificato la sua privacy policy ed informato i propri utenti che a decorrere dal 13 luglio, i proprietari di account di persone dichiarate maggiorenni avrebbero iniziato a vedere pubblicità personalizzate, basate sulla profilazione dei comportamenti tenuti nella navigazione su TikTok.

Analizzata la modifica e le ulteriori informazioni richieste al social, il Garante della Privacy ha ritenuto l’iniziativa in contrasto con la normativa in vigore in Europa in materia di protezione dei dati personali ed inviato un avvertimento formale al social.

Oltre ai dubbi sull’utilizzo dei dati, l’Autorità ha ritenuto consistenti le difficoltà di TikTok nel verificare l’effettiva età dei suoi iscritti, cioè gli utenti potrebbero aver dichiarato di avere 18+ anni, ma in realtà averne meno.

Il social quindi non può garantire di inviare pubblicità personalizzata ai minori.

Il Garante ha inoltre informato il Comitato europeo delle autorità di protezione dei dati personali e l’Autorità irlandese, affinché valutino le ulteriori iniziative da intraprendere.

Il colosso cinese ha quindi deciso di sospendere il passaggio alla pubblicità personalizzata in attesa che la Data Protection Commission effettui le sue analisi.

Ha però anche dichiarato che “Riteniamo che la pubblicità personalizzata offra la migliore esperienza in-app per la nostra comunità e ci metta in linea con le pratiche del settore, e non vediamo l’ora di interagire con le parti interessate e affrontare le loro preoccupazioni.” chiaro segnale che non è affatto intenzionato a rinunciare alla profilazione degli utenti.

Prosegue la telenovela con protagonista Twitter e Elon Musk.

Il social ha deciso di ricorrere in tribunale contro la decisione di Musk di far saltare l’accordo di acquisto di Twitter per la cifra di 44 miliardi di dollari.

Il fondatore di Tesla imputa la rinuncia a violazioni dell’accordo da parte di Twitter, in particolare la mancata condivisione di dati che possano quantificare esattamente l’ammontare di bot e fake account presenti sul social.

Musk ha risposto alla denuncia con un Meme irriverente in cui letteralmente ride elencando le diverse posizioni prese dalla controparte.

Cybercrime in ascesa

Il Cybercrime corre ancora via email e l’Italia sembra esserne particolarmente colpita, è questo che emerge dall’ultimo report di Trend Micro, multinazionale giapponese specializzata in software per la sicurezza informatica.

I dati in questione si riferiscono al mese di maggio 2022 e vedono il nostro Paese fra le prime posizioni di 4 classifiche ben poco premianti. L’Italia è il bersaglio prediletto dei Cyber Criminali, infatti è prima in Europa sia per attacchi ransomware che malware.

I ransomware sono un tipo di virus che una volta infettato il dispositivo ne prende il controllo e a questo punto esegue la crittografia dei dati, quindi chiede un riscatto per “restituirlo” al proprietario. Sotto il termine generico malware invece si ricomprendono diversi tipi di programmi e codici dannosi che mettono a rischio un sistema.

Ritornando alle spiacevoli classifiche, a livello globale l’Italia è sesta al mondo per attacchi ransomware. Ben il 4,44% degli attacchi di questa tipologia è stato rivolto all’Italia, il numero totale di ransomware intercettati in tutto il mondo è stato di 1.336.000.

Il nostro Paese condivide le prime posizioni della classifica con Stati Uniti (19,82%), Turchia (12,13%), Giappone (5,81%), Taiwan (5,73%) e India (5,71%).

Per quanto riguarda i malware, l’Italia è quinta al mondo, superata solo da Giappone (127.120.942), Stati Uniti (77.384.579), India (24.534.066), Brasile (22.617.407).

I settori più colpiti dagli attacchi in Italia sono stati nell’ordine: Pubblica Amministrazione, sanità, tech, manifatturiero e banking.

La multinazionale rivela inoltre che a maggio ha fermato 11,5 milioni di minacce, di cui il 58,6% veicolato via email.

Anche questi dati devono fare riflettere e destare l’interesse e l’attenzione di ogni utente quando riceve email o messaggi sospetti o naviga e scarica file da internet.