news, comunicazione, grafica ... pausa caffè

nr.99
24 Febbraio 2022

2 minuti di tempo

Metaverso e realtà

Per i grandi marchi la realtà inizia già ad intrecciarsi con il Metaverso, per alcuni è stata una mossa spontanea per altri molto meno. Il primo è il caso di Benetton che, per la Fashion Week di Milano che si sta svolgendo proprio in questi giorni, ha ricreato nel suo negozio di Corso Vittorio Emanuele lo stesso ecosistema emozionale del negozio virtuale di imminente apertura. Dalle dichiarazioni dell’azienda nello store virtuale i visitatori non potranno fare acquisti ma parteciperanno a esperienze di gioco che consentiranno loro di accumulare QR code per acquisti nel negozio fisico. Nella categoria dei brand coinvolti nel Metaverso loro malgrado troviamo Hermès che deve difendere per vie legali le sue Birkin da quello che ritiene uno sfruttamento non autorizzato dell’immagine e del nome delle iconiche borse.

L’artista Mason Rothschild le ha, infatti, trasformate in opere digitali chiamate MetaBirkin, ottenendo un enorme successo. Grandi brand a parte, il Metaverso, o per meglio dire i metaversi dato che per il momento sono operative 3 diverse applicazioni, ha appena raggiunto la soglia dei 300.000 iscritti.

In 150 paesi, tra cui l’Italia, i Reels arrivano anche su Facebook. Questa funzione permette di realizzare video di 60 secondi e di creare remix, cioè nuovi video accanto a quelli già esistenti e condivisi pubblicamente su Facebook. Ancora una volta i social puntano sui video, tipologia di contenuti che, secondo le parole di Mark Zuckerberg, contano ormai per quasi la metà del tempo che le persone passano su Facebook e Instagram. Zuckerberg ha inoltre aggiunto che Reels è il formato di contenuti in più rapida ascesa.

Cybersicurezza

Notizie buone e cattive sul fronte della sicurezza digitale. A qualche mese dall’impostazione di default da parte di Google dell’autenticazione a due fattori, l’azienda ha dichiarato che vi è stata una riduzione del 50% delle violazioni di account verso quegli utenti che hanno attivato la funzionalità.

Questo tipo di verifica dell’utente, oltre alla password personale, richiede l’inserimento di un codice temporaneo ricevuto su uno dei dispositivi utilizzati (tramite messaggio o notifica). Prima del colosso americano altre aziende avevano già introdotto procedure simili, tuttavia l’adozione da parte degli utenti è stata molto bassa.

Ad esempio Twitter ha rivelato che nel 2020 solo il 2,3% degli account attivi l’aveva abilitata (a partire dal 2013) mentre su Facebook la percentuale a fine 2021 era di circa il 4%. Questo ci dice che, per quanto gli attacchi e i tentativi di frodi si facciano più elaborati, siano comunque importanti le azioni che le persone compiono per migliorare la sicurezza dei propri account, come appunto l’utilizzo di autenticazioni a più fattori o password più complesse.