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nr.85
15 Luglio 2021

3 minuti di tempo

Instant marketing (?!)

Ad un’ora dalla finale persa dall’Inghilterra, l’account ufficiale del servizio postale inglese Royal Mail pubblica sul proprio profilo Twitter un’emoticon in lacrime accompagnata dall’immagine di un pacco contenente la coppa e su di esso la scritta “Home” corretta in “Rome”. L’intento è chiaramente sdrammatizzare il risultato, scherzando sull’affermazione “It’s coming home”. Tanti tifosi non l’hanno presa sportivamente, accusando l’azienda di deridere la squadra e di essere irrispettosi, altri ancora ne approfittano per biasimare la qualità del servizio offerto. I commenti stavano ancora crescendo quando ecco, il giorno dopo, ricomparire l’immagine sul profilo Twitter di Posteitaliane. La foto è uguale solo “italianizzata”: l’azzurro sostituisce il rosso, i francobolli non sono più inglesi e anche il logo RoyalMail viene sostituito con appunto quello di Posteitaliane.

Ad accorgersene sono tanti utenti che colgono l’occasione per criticare l’azienda per questo comportamento, lo stesso account di Royal Mail commenta ironicamente con un “bella idea” e il link al proprio post. Certo non si può piacere a tutti, è però altrettanto vero che Posteitaliane avrebbe potuto richiamare il post di Royal Mail sfruttando ugualmente l’idea originale nella propria strategia di instant marketing.

Secondo una nuova ricerca di Kaspersky, azienda specializzata in Anti-Virus & Internet Security, l’App di messaggistica WhatsApp è stata tra dicembre 2020 e maggio 2021 il canale di maggior diffusione di link truffa. Per la precisione ben l’89,6% di questi link è stato inviato tramite WhatsApp. Lo seguono a grandissima distanza le app Telegram con il 5,6% e Viber con il 4,7%. Questi dati sono molto importanti specialmente se visti in prospettiva futura, a livello globale, infatti l’utenza che utilizza questi strumenti ammonta a 2,7 miliardi, un dato che entro il 2023 dovrebbe crescere fino a raggiungere i 3,1 miliardi. A conti fatti stiamo parlando di un bacino di utilizzatori, o prede per i cyber criminali, che rappresenta quasi il 40% della popolazione mondiale.

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