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nr.135
07 Settembre 2023

2 minuti di tempo

Il cane perde la fiamma

Eni lancia il nuovo brand Enilive che andrà a caratterizzare le stazioni di servizio e sostituire Eni Live Station

Il nuovo brand Enilive, che fa parte di Eni Sustainable Mobility, si inserisce nel percorso di transizione energetica che la società ha intrapreso per fornire servizi e prodotti progressivamente decarbonizzati.

Dal punto di vista della comunicazione e dell’immagine Enilive segue quindi la strada già tracciata da Eni Plenitude, la divisione che si occupa di energie rinnovabili e fornitura di gas e luce.

Volendo lanciare un messaggio di cambiamento, il logo mantiene tratti del passato modificandone altri, in questo modo può richiamare caratteristiche e valori già riconosciuti al brand aggiungendone di nuovi e allo stesso tempo renderlo esteticamente moderno e adatto a rappresentare il marchio nel futuro.

Vediamo quindi cosa resta e cosa cambia.

L’immagine di Eni è caratterizzata dal nero, dal giallo e dal rosso sin dagli anni ’50, sono inconfondibili poi il cane a 6 zampe e la fiamma.

Il nuovo logo abbandona il nero e il giallo per assumere colori più vicini ai concetti dell’ecologia con sfumature che vanno dal verde al celeste.

Il cane perde i denti superiori e soprattutto la fiamma che diventa un morbido segno curvo.

Nel comunicato stampa Eni dichiara “Nel logo il cane a sei zampe rimane centrale e identitario, ma la “svolta”, l’icona che sostituisce la fiamma, diventa simbolo di una “mobilità viva”, flessibile e innovativa.”.

Anche in questo caso vediamo come la comunicazione del brand attraverso il logo viaggia sui binari delle emozioni, dei valori e dei simboli.

Se a inizio estate vi eravate appassionati/divertiti con il lancio della Venere influencer al punto da seguirne i profili social, ma poi ve ne siete completamente dimenticati, non fatevene una colpa, infatti dal 27 giugno al 29 agosto la nostra Venere non ha pubblicato nessun aggiornamento. Nel suo ritorno qualcuno ci ha visto un collegamento con il faro che la Corte dei Conti ha acceso sulla campagna indagando per danno erariale. Dal ministero affermano che sia stato tutto programmato, ma il primo post pubblicato, che consta in un carosello di affissioni pubblicitarie in giro per il mondo, è sembrato proprio una risposta alle accuse di inattività.

L'e-commerce fa crescere

Secondo un nuovo studio di The European House – Ambrosetti realizzato in collaborazione con Amazon, l’e-commerce sarebbe in grado di generare una crescita del valore di oltre 110 miliardi di euro (+6% del Pil al 2022) per l’economia italiana.

Secondo le stime, se tutte le imprese italiane implementassero il canale online nelle proprie strategie di vendita, verrebbero prodotti 89 miliardi di euro aggiuntivi.

Allo stato attuale la vendita online ha permesso al nostro paese di generare 21 miliardi di euro di fatturato. Le realtà intervistate hanno ottenuto grazie all’adozione del canale digitale un incremento medio del fatturato dell’8,8%, della marginalità dell’8,1% e dell’export dell’8,1%.

Inoltre chi vende online ha riscontrato un aumento della brand awareness (7 su 10), un’innovazione dell’offerta basata su esperienza multicanale e un miglioramento del servizio di post-vendita (6 su 10) e un ampliamento della base di clientela nazionale ed estera (6 su 10).

Ciò che i numeri non raccontano è che vendere online, che sia tramite un marketplace oppure un sito e-commerce proprio, richiede pianificazione e investimenti di tempo e risorse.

Non è quindi una bacchetta magica che in un batter d’occhio fa aumentare i fatturati, è necessario avere un prodotto con un mercato, far sapere della propria presenza ai diversi target di interesse, gestire le richieste di informazioni, gli ordini, il magazzino, le spedizioni e tutte le problematiche che possono insorgere anche non direttamente dipendenti dall’azienda.