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nr.146
07 Marzo 2024

4 minuti di tempo

Parliamo di Crisis Management

Come salviamo la reputazione ad un brand?

Diciamo che dopo le ultime notizie su Chiara Ferragni, questo ci sembrava il momento più adatto per parlare di Crisis Management.

Pensate, ci sono interi corsi universitari che spiegano come gestire e prevenire le crisi di un brand, ma purtroppo le variabili di una crisi sono infinite e non c’è una ricetta che automaticamente risolve tutto.

Parliamo del processo con cui un’azienda gestisce un momento di crisi derivante da una comunicazione o un’azione errata.
Se hai avuto un danno alla reputazione della tua azienda e devi rimediare, ecco che ti arriva in aiuto il Crisis Management! Queste indicano delle strategie fondamentali per superare al meglio un momento di crisi, ma anche evitarle con alcune semplici mosse.
Nell’attuale scenario mediatico, la gestione delle crisi aziendali è diventata una competenza chiave tanto per le grandi organizzazioni quanto per i brand personali, come dimostrato dalle recenti vicissitudini di Chiara Ferragni.

A differenza del passato, dove le decisioni erano concentrate nelle mani di pochi dirigenti, oggi il processo decisionale è più distribuito tra vari impiegati specializzati, sottolineando l’importanza delle soft skills nel gestire le tensioni e costruire relazioni positive all’interno dell’organizzazione.

Il concetto di crisi non è limitato alle sole grandi corporazioni con fatturati milionari, ma si estende a realtà più piccole come e-commerce e piccole imprese, così come a individui che hanno costruito un marchio personale.
Uno degli obiettivi primari nella gestione di una crisi è la salvaguardia della reputazione aziendale, intesa come l’insieme delle aspettative e opinioni che stakeholders quali clienti, dipendenti, fornitori e investitori nutrono nei confronti del marchio. Mantenere una solida reputazione è cruciale non solo per diminuire l’incertezza e attrarre investimenti, ma anche per garantirsi un vantaggio competitivo sul mercato.
Gli errori di comunicazione rappresentano una delle cause più frequenti di crisi, come dimostrato dal caso di Amadeus al Festival di Sanremo 2020. Le crisi possono essere classificate in diversi tipi: quelle in cui l’azienda è vittima (ad esempio, disastri naturali), crisi accidentali (errori umani o guasti meccanici) e crisi prevedibili, spesso derivanti da comportamenti scorretti per interessi finanziari, come il caso Toyota del 2010, dove il ritardo nel gestire un difetto di fabbrica ha causato gravi conseguenze.

Gestire una crisi richiede di attraversare varie fasi emotive, dalla sorpresa alla rabbia, fino alla consapevolezza e alla ricostruzione della reputazione. È essenziale in queste situazioni assumersi le proprie responsabilità e adottare un atteggiamento empatico, calibrando le comunicazioni in modo da minimizzare i danni e affrontare le paure del pubblico, incluso, quando necessario, presentare le proprie scuse.

La capacità di gestire efficacemente una crisi può non solo limitare i danni a breve termine, ma anche rafforzare la fiducia e la lealtà dei clienti a lungo termine.

Instagram lavora alla mappa per vedere dove sono gli amici

Ecco un’altra funzione ispirata a Snapchat:Instagram sta sviluppando una “Mappa degli amici”, che permetterà agli utenti di vedere la posizione dei propri contatti in tempo reale.
La “Friend Map” sarebbe molto simile a quella che già offre un’app concorrente, Snapchat, chiamata Snap Map.

Il social di Meta ha spesso preso ispirazione dagli altri per introdurre nuove funzioni, tra cui le Storie, che hanno reso famosa proprio Snapchat. Stando a TechCrunch, la mossa aiuterebbe Instagram a far si che gli iscritti trascorrano più tempo sull’app e meno sui servizi di altre società.

Secondo gli screenshot pubblicati su Threads da Paluzzi, la mappa degli amici di Instagram consentirebbe agli utenti di scegliere chi può vedere la loro posizione, basandosi sempre sulla crittografia end-to-end per la sicurezza dei dati.
Si potrà decidere di condividere la posizione con tutti i follower, con l’elenco di “amici stretti” o con nessuno.

La storia di Havaianas

Il primo paio delle oggi iconiche flip-flops viene creato nel 1962.
A differenza di quel che si possa pensare guardando il nome, le infradito non sono nate alle Hawaii, ma in Brasile, nel 1883 lo spagnolo Juan Echegaray insieme allo scozzese Robert Fraser, si stabiliscono in Argentina formando una partnership per la produzione di calzature a basso costo.
Iniziano così a commercializzare un prodotto ispirato a Zori, il sandalo tradizionale giapponese fatto di cannucce di riso e strisce di tessuto. L’azienda madre, la São Paulo Alpargatas, viste le esigenze di mercato, reinventa il modello, utilizzando una suola in gomma, per adattare meglio il design al clima locale.
Nasce così l’Havaianas, l’infradito pratica e comoda destinata alla classe popolare brasiliana.
Il successo, visto anche il prezzo di vendita a 2 dollari, fu tale che il governo brasiliano riconobbe il prodotto come uno dei beni fondamentali. Nel tempo, il design team ha cercato di adattare il modello in base ai mercati di distribuzione, in modo da fornire un prodotto che soddisfacesse le diverse esigenze.
Nel corso degli anni l’azienda ha anche avviato una brand extension producendo anche asciugamani, occhiali da sole, espadrillas e altri accessori. L’estensione del marchio ha permesso a Havaianas di affermarsi in tutto il mondo.

La strategia di marketing che ha adottato punta soprattutto sul cultural branding. È l’identità del brand che ha infatti contribuito maggiormente alla sua diffusione globale. Ciò che la società intende vendere, non è il semplice prodotto, ma un’attitudine. Havaianas viene considerato un marchio premium non solo grazie al design riconoscibile e distintivo e alla vasta gamma di colori disponibili.
Dietro la forma c’è un obiettivo più grande. L’introduzione di nuove tonalità e la pianificazione di campagne pubblicitarie mirate in base al Paese di destinazione, hanno cercato il più possibile di “esportare” il Brasile e portare quindi in tutto il mondo lo spirito di vivacità, gioia e relax.
Il marketing di Havaianas si è da allora basato sulla suggestione esotica che ancora oggi associa le infradito al Brasile. È proprio grazie a questo mindset che nel corso del tempo, i consumatori sono arrivati ​​ad associare Havaianas a positive vibes.

Ecco la Vision dell’azienda: colori vivaci, giovinezza, sensualità, gioia e divertimento. Si tratta di elementi culturali che vengono associati tendenzialmente al Brasile e che hanno reso Havaianas un marchio di culto. L’azienda ha conquistato l’attuale popolarità perché riflette e riassume la cultura brasiliana. Attraverso l’uso del suo marchio l’azienda crea e afferma la propria personalità, sviluppando un rapporto con i clienti e costruendosi una solida brand reputation.

“Non puoi comprare la felicità, ma puoi comprare Havaianas” questo leggiamo nel footer del sito: “You can’t buy happiness, but you can buy Havaianas – and that’s kind of the same thing”.

Ecco cosa vende Havaianas, la felicità. Non delle semplici infradito, non delle calzature in gomma, ma sensazioni: il prodotto diventa protagonista per le emozioni che suscita.