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nr.108
30 Giugno 2022

4 minuti di tempo

Meta Creator Marketplace

Un nuovo spazio per ingaggiare i creator giusti per la propria strategia di comunicazione

È di pochi giorni fa l’annuncio di Mark Zuckerberg del lancio, in fase di test, di ulteriori modalità di guadagno a disposizione dei creator attraverso i propri contenuti e profili su Facebook e Instagram.

Innanzitutto Meta manterrà gratuiti fino al 2024, non più fino al 2023 come precedentemente dichiarato, strumenti come gli eventi online a pagamento, gli abbonamenti dei fan, i badge e i prodotti di notizie indipendenti. Inoltre l’azienda è pronta ad espandere a un numero maggiore di creatori alcuni degli attuali strumenti di monetizzazione già disponibili ad una platea limitata.

La novità più interessante per le aziende è però il test di uno spazio su Instagram dove i creatori potranno essere scoperti e ingaggiati per i propri contenuti, un marketplace per i creator in pratica!

Le aziende potranno ricercare i creatori attraverso la Business Suite di Meta, utilizzando filtri demografici e di interesse, come ora già fanno per selezionare il loro pubblico.

Una volta individuati quelli con cui desiderano collaborare, potranno inviargli un progetto con i dettagli e tutte le informazioni utili, compresi i risultati attesi e i pagamenti.

Meta ha dichiarato che ci sarà una cartella di messaggistica dedicata alle partnership all’interno dei DM (messaggi diretti) di Instagram, dove i creatori e i brand potranno controllare le loro offerte e i loro progetti.

Da parte loro i creatori potranno indicare i marchi e gli argomenti per i quali sono interessati a creare contenuti, scoprire opportunità di collaborazione con brand selezionati e gestire i loro accordi con le aziende senza mai lasciare l’app.

Saranno inoltre in fase di test i pagamenti in-app, in modo che i brand possano pagare i creatori direttamente attraverso Instagram.

Date le similarità con lo strumento di TikTok, è chiaro che il Creator Marketplace di Meta si cala in quella strategia di imitazione e miglioramento per non perdere terreno nei confronti degli altri social.

Sono in arrivo novità anche per i gruppi di Facebook, Se ne avete aperto uno per curare i vostri clienti sappiate che gli amministratori dei gruppi potranno iniziare a creare canali per connettersi con i membri in ambienti più piccoli. Secondo Meta si potranno costruire discussioni più approfondite su interessi comuni oppure organizzare la comunità in base a singoli argomenti. Saranno disponibili i “Canali chat” dove le persone potranno inviare messaggi (anche in tempo reale), collaborare e stringere relazioni più profonde su argomenti sia nei gruppi di Facebook che in Messenger. Saranno inoltre disponibili i “canali audio” una funzione che consentirà agli amministratori e ai membri di entrare e uscire dalle conversazioni audio in tempo reale.

Google Analytics fuori legge?

Nel caso non lo sappiate, Google Analytics è lo strumento del colosso di Mountain View che, attraverso l’utilizzo dei cookies, raccoglie i dati delle interazioni avvenute tra gli utenti, i siti e le pagine web da loro visitati. Per la loro utilità a fini commerciali e di miglioramento del sito, sono moltissime le aziende, le organizzazioni e i professionisti che lo utilizzano in tutto il mondo.

Dall’altro lato della barricata gli enti che si preoccupano della protezione della privacy lo hanno messo da tempo sotto la lente d’ingrandimento proprio per la capacità di raccogliere dati come indirizzo Ip del dispositivo dell’utente e informazioni relative al browser, al sistema operativo, alla risoluzione dello schermo, alla lingua selezionata, alla data e ora della visita al sito web. In più se l’utente ha effettuato il proprio accesso a Google prima della navigazione, questi sarà in grado di incrociare i dati.

Con il Comunicato Stampa del 23 giugno, l’Autorità Garante per la Protezione dei Dati personali rileva che questi dati vengono trasferiti negli USA, Paese privo di un livello di protezione dei dati degli utenti di livello pari al GDPR Europeo.

Ne deriverebbe una illiceità nel suo utilizzo, in quanto la proprietà del sito generalmente non ha il potere contrattuale e i mezzi per impedire questo trasferimento.

Tra gli esperti il dibattito ed il confronto è apertissimo tra chi propone soluzioni per ridurre/eliminare le informazioni trasmesse fuori UE, chi sottolinea le funzionalità di anonimizzazione dell’ultima versione di Google Analytics e chi invece le ritiene comunque insufficienti rispetto alla normativa GDPR. Voi lo state utilizzando?